Peso corporeo e vitamina D

Peso corporeo e vitamina D

La vitamina D è un micro-nutriente, ottenuto sia dalla produzione endogena che tramite assorbimento gastro-intestinale. Numerose sono le evidenze che hanno dimostrato funzioni biologiche della vitamina D differenti da quelle ben note sul metabolismo minerale. Il VITAL (VITamin D and omegA-3 triaL) è uno studio randomizzato controllato, che ha dimostrato che la supplementazione con 2000 UI di colecalciferolo ed 1 g di omega-3 al giorno rispetto al placebo è capace di ridurre l’incidenza e la progressione di tumori e di malattie cardiovascolari in pazienti normopeso [indice di massa corporea (IMC) inferiore a 25 kg/m2], ma non in caso di obesità (IMC>30 kg/m2) o sovrappeso (IMC compreso tra 25 e 30 kg/m2) (1). Contemporaneamente la supplementazione di vitamina D non si è dimostrata capace di modificare il peso corporeo. Gli autori hanno quindi ipotizzato che i livelli sierici di 25-idrossi-vitamina D (25OHD), la biodisponibilità ed gli effetti clinici finali risentissero del peso corporeo.

Per provare questa ipotesi, gli autori hanno selezionato i dati di 2742 partecipati allo studio VITAL a tempo 0 ed a 2 anni. Sono stati raccolti 1778 campioni di siero e contestuale autonoma misurazione di peso ed altezza, e 964 campioni e misurazioni di peso ed altezza, effettuate questa volta al follow-up da professionisti. Dal siero sono stati dosati i livelli di: 25OHD totale e 25-idrossi-vitamina D3 (25OHD3), per valutarne i livelli plasmatici; di proteina legante la vitamina D (VDBP), vitamina D libera (FVD), 25OHD biodisponibile (BioD) ed albumina per valutarne la biodisponibilità; di paratormone (PTH) e calcio per valutarne l’attività biologica.

All’arruolamento i pazienti con BMI più alto, misurato sia in autonomia che al follow-up ambulatoriale, presentavano più bassi livelli di 25OHD3, FVD, BioD, VDBP, albumina e calcio, e più alti di PTH. Rispetto al placebo, la supplementazione di vitamina D è stata inoltre capace dopo 2 anni di aumentare i livelli di 25OHD totale, 25OHD3, FVD e BioD in tutti i pazienti, con risultati peggiori nei pazienti con BMI più alto. I miglioramenti non si sono verificati invece per VDBP, PTH, albumina o calcio.

Questi risultati sembrerebbero suggerire che il BMI è associato ad una risposta ridotta alla supplementazione con vitamina D in termini di concentrazioni sieriche di tutte le sue forme circolanti, della sua biodisponibilità ma non degli effetti finali, quindi sul calcio e sul PTH. Le ipotesi che potrebbero spiegare più plausibilmente questo fenomeno sono due. In primo luogo, la vitamina D è liposolubile, quindi la presenza di tessuto adiposo in eccesso favorirebbe maggior ridistribuzione della stessa dal sangue ai tessuti, riducendone a sua volta le concentrazioni plasmatiche. In secondo luogo, modelli murini hanno dimostrato in caso di obesità una maggiore inibizione di alcuni citocromi epatici, tra cui il CYP2R1, principale responsabile dell’idrossilazione della vitamina D da parte del fegato (2).

In conclusione, pazienti obesi o in sovrappeso presentano una ridotta risposta alla supplementazione con vitamina D che non permette loro di giovare degli effetti benefici osservati dallo studio VITAL sulla prevenzione di cancro e malattie cardiovascolari.

 

Commento all’articolo di Tobias DK, Luttmann-Gibson H, Mora S, et al. Association of Body Weight With Response to Vitamin D Supplementation and Metabolism. JAMA Netw Open. 2023;6(1):e2250681. Published 2023 Jan 3. doi:10.1001/jamanetworkopen.2022.50681

Bibliografia

  1. Manson JE, Cook NR, Lee IM, et al. Vitamin D Supplements and Prevention of Cancer and Cardiovascular Disease. N Engl J Med. 2019;380(1):33-44. doi:10.1056/NEJMoa1809944
  2. Elkhwanky MS, Kummu O, Piltonen TT, et al. Obesity Represses CYP2R1, the Vitamin D 25-Hydroxylase, in the Liver and Extrahepatic Tissues. JBMR Plus. 2020;4(11):e10397. Published 2020 Aug 26. doi:10.1002/jbm4.10397




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