Grazie alle moderne terapie antitumorali, il numero di sopravvissuti a neoplasie è aumentato nel corso degli anni, con un una stima attuale di circa 16.9 milioni di persone. Di questi, il 73% ha un’età media di circa 65 anni (1). I più anziani in particolare avranno bisogno in un prossimo futuro di specifiche cure per varie comorbidità, che insieme alla neoplasia, determineranno fragilità. Di queste, le fratture ossee potrebbero rappresentare uno dei rischi maggiori per mortalità e morbidità, nonché uno dei dispendi maggiori per il sistema sanitario.
Al momento non sono disponibili evidenze certe circa la correlazione tra fratture ossee e pregresse neoplasie, a causa di vari ostacoli tra cui la disponibilità di studi esclusivamente di tipo trasversale, di studi con piccole numerosità campionarie e di dati relativi solo ad alcuni tipi di neoplasie, come per esempio il tumore al seno (2).
Questo vuoto è stato quindi riempito da uno studio recentemente pubblicato su JAMA Oncology. Il gruppo di Rees-Punia e colleghi ha raccolto i dati provenienti dal Cancer Prevention Study II (CPS-II), iniziato dalla American Cancer Society nel 1982 (3). In particolare, è stata scelta la popolazione appartenente ad un sottogruppo del CPS-II, il Nutrition Cohort (CPS-II NC). Nel 1992, i partecipanti al CPS-II NC sono stati invitati a completare un sondaggio all’arruolamento e poi su base biennale fino al 1997. Tale sondaggio era stato istituito per aggiornare l’andamento demografico, lo stile di vita e per definire l’incidenza di tumori nel CPS-II NC. Il questionario è stato autonomamente compilato dai partecipanti allo studio, poi restituito. La veridicità delle informazioni fornite è stata poi verificata tramite cartelle cliniche ed i registri statali sui tumori.
I ricercatori hanno selezionato 92431 partecipanti del CPS-II NC. Questi erano prevalentemente donne e con un’età media di 69.4 anni. Durante il follow up, 14159 pazienti hanno sviluppato un tumore e 12493 una frattura da fragilità.
I pazienti con storia di tumore avevano un rischio maggiore di sviluppare una frattura rispetto a quelli che non avevano mai avuto un tumore, che arrivava fino al 57% ad un anno dalla diagnosi. Il rischio si manteneva alto per neoplasie diagnosticate ad ogni stadio, ma in particolare per quelle con metastasi diagnosticate da 1 a 5 anni prima della frattura. I siti più interessati erano il bacino e le vertebre. Inoltre, il rischio di frattura era maggiore per i pazienti di sesso femminile, per quelli con BMI inferiore a 25 kg/m2, e per i fumatori attivi a 5 o più anni dalla diagnosi di tumore. Tra le terapie, ricevere chemioterapici aumentava del 31% il rischio di frattura da 1 a 5 anni dalla diagnosi della neoplasia, mentre la radioterapia non modificava il rischio fratturativo.
In definitiva, il rischio di frattura è aumentato su tutti i pazienti con storia di neoplasie. Il rischio è più alto per pazienti recentemente diagnosticati, con uno stadio di malattia più avanzato e che ricevono chemioterapici. In relazione alle possibili cause di questa aumentata incidenza di fratture riscontrata nei pazienti con anamnesi personale positiva per neoplasie, gli autori propongono la ridotta massa muscolare e l’instabilità della marcia e dell’equilibrio. Anche l’aumentata incidenza di fratture in alcune sedi, come la pelvi e le vertebre, è dagli autori correlata all’inattività fisica dei soggetti affetti ed alle sue conseguenze. Tali risultati suggeriscono che allenamenti mirati al rinforzo muscolare, uniti ad esercizi aerobici ed a bassa intensità possano rappresentare un valido strumento per la prevenzione di fratture, che peggiorano la prognosi dei pazienti sopravvissuti a neoplasie, ma che causano anche elevato dispendio economico per i vari sistemi sanitari nazionali.
Lo studio presenta alcune limitazioni, tra cui la selezione di pazienti prevalentemente di razza caucasica e di fumatori, rendendo difficile la distinzione tra i vari fattori di rischio di frattura da fragilità. Per tale motivo future ricerche potrebbero essere utili per chiarire effettivamente il ruolo ezio-patogenetico dei singoli fattori, in modo da poter mettere in atto strategie adeguate di prevenzione.
Commento all’articolo di Rees-Punia E, Newton CC, Parsons HM, et al. Fracture Risk Among Older Cancer Survivors Compared With Older Adults Without a History of Cancer. JAMA Oncol. Published online November 03, 2022. doi:10.1001/jamaoncol.2022.5153
Bibliografia
1) Bluethmann SM, Mariotto AB, Rowland JH. Anticipating the “silver tsunami”: prevalence trajectories and comorbidity burden among older cancer survivors in the United States. Cancer Epidemiol Biomarkers Prev. 2016;25(7):1029-1036. doi:10.1158/1055-9965.EPI-16-0133
2) Peppone LJ, Mustian KM, Rosier RN, et al. Bone health issues in breast cancer survivors: a Medicare Current Beneficiary Survey (MCBS) study. Support Care Cancer. 2014;22(1):245-51.
3) Calle EE, Rodriguez C, Jacobs EJ, et al. The American Cancer Society Cancer Prevention Study II Nutrition Cohort: rationale, study design, and baseline characteristics. Cancer. 2002;94(9):2490-2501. doi:10.1002/cncr.101970